Messico: Maya e mare

Dalle magiche rovine dei maya ai paesi coloratissimi, attraverso campagne ricche e profumate di cacao e di caffè fino alle bianchissime spiagge di Cancùn, Isla Mujeres e Playa del Carmen, affacciate su un mare di zaffiro. In Messico si può.

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Una volta chiusa la porta di casa ci si abbandona alla voglia di conoscere un nuovo angolo del pianeta e si è pronti a lasciare tutto alle spalle. In aereo, sfogliando le pagine di Cacucci, già si respira la ”Polvere del Messico“.

Una volta atterrati a Cancún, la prima tappa imperdibile è la splendida Isla Mujeres, a pochi chilometri dalla costa. La potenza del paesaggio caraibico qui è sorprendente: le ampie spiagge con sabbia impalpabile, le palme rigogliose, il mare chiarissimo nella luce forte che esalta i colori nitidi. Si tratta di uno scrigno prezioso in cui si fondono diverse sfumature. E nei fondali pesci di tutte le forme e dimensioni, razze e tartarughe, aragoste e stelle marine in un labirinto di morbide alghe e coralli. L’acqua del Pacifico ha il sapore dell’aria del Paradiso. La pace di Playa Norte, la passeggiata al capo opposto dell’isola e piacevoli momenti di relax sono l’ideale per avvicinarsi ai ritmi locali.



Anche il tragitto in autobus per Valladolid permette di assaporare il rigoglio della natura. Sparute catapecchie in legno e muratura, con tetti di lamiera arrugginita e recinzioni approssimative, si confondono nella vegetazione lussureggiante: palme da cocco e banani, mais e altre varietà. E poi l’inconfondibile rosso delle pubblicità della Coca Cola dipinte sui muri e le lunghe strisce illustrate che educano al rispetto per l’ambiente e la famiglia, alla tolleranza e all’apertura, all’integrità e alla disciplina.

Si intravedono quindi all’orizzonte le case basse e colorate della cittadina detta Sultana del Oriente; l’atmosfera che si respira tra le vie lastricate è tranquilla, completamente diversa da quella del Mercado Municipal dove teste di maiale e interiora, polli spennati all’istante e fiori si alternano a frutta e verdura, capi d’abbigliamento, cesteria e pelletteria. Sedersi in una delle numerose taquerie e osservare l’affaccendarsi della gente del posto è un’esperienza imperdibile così come un’escursione in bicicletta in uno dei numerosi cenotes nei dintorni. Si tratta di grotte sotterranee con acqua dolce in cui i messicani amano rilassarsi negli afosi fine settimana.



Un motivo per cui vale la pena far base per qualche giorno a Valladolid è sicuramente la vicinanza con il più celebre sito archeologico della regione, una delle Sette Meraviglie del Mondo: Chichén Itzá. L’imponente Piramide di Kukulcán, meglio conosciuta con il nome El Castillo, si innalza per ben 25 m di altezza e sulla ripida gradinata che raggiunge la cima è scolpito il motivo del serpente piumato particolarmente apprezzabile nei giorni degli equinozi di primavera e autunno, grazie al particolare gioco di luci e ombre che si crea. Ma ciò che veramente colpisce è la simbologia del calendario maya rappresentata dalla costruzione: il rigore scientifico con cui è stata ideata conserva oggi piena validità. Il Gran Juego de la Pelota, poi, è il più grande del . Nonostante il numero di turisti, la magia del luogo incuriosisce chiunque e spinge inevitabilmente ad approfondire le proprie conoscenze sugli intrecci storici che hanno attraversato questa parte di mondo.

Prima di proseguire per Campeche è possibile pernottare in una delle antiche haciendas di cordami che circondano la città coloniale di Merida, il più importante centro culturale dello Yucatán dai tempi della conquista spagnola, o visitare il sito archeologico di Uxmal per continuare il proprio viaggio nel mondo precolombiano.




Si lasciano quindi le piantagioni di henequén, la zona agricola e i tradizionali abiti delle donne decorati con fiori multicolori (huipiles). Anche i sapori cambiano: la cochinita pibil a base di carne di maiale cotta in foglie di banano, con cipolle rosse marinate in succo d’arancia, o la sopa de lima, una minestra di pollo preparata con pomodoro, chile dulce, cipolla, lime e striscioline di tortillas, lasciano spazio alle specialità di pesce. Nello Stato di Campeche, infatti, anche gli ingredienti della tavola sono legati più al mare che alla terra. La storia della sua principale cittadina è da sempre legata al florido porto dove transitavano in passato i barconi carichi di chicle e legni da costruzione e da tintura. I sette bastioni difensivi che facevano parte dell’antica cinta muraria e i monumenti che si susseguono sul lungomare, testimoniano i cruenti scontri con i pirati, tra cui figura il leggendario Gamba di Legno. La piazza principale, gli edifici coloniali e le basse abitazioni dalle facciate color pastello completano questo quadro suggestivo, non a caso Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.




Dopo il pernottamento in una delle numerose strutture disseminate nella foresta nei dintorni di Palenque, si scoprono le meraviglie architettoniche dell’antico regno del sovrano Pakal e si penetra nella giungla per raggiungere le maestose cascate di Misol Ha e Agua Azul. Si giunge dall’alto in una vallata incorniciata dagli altopiani ricoperti di pinete in cui la cultura maya è ancora radicata. Qui le comunità indigene vivono di agricoltura, spesso in condizioni disagiate, ed è proprio la consapevolezza di aver avuto un passato ricco culturalmente e di non aver ottenuto alcun riconoscimento politico e sociale ad aver favorito i movimenti zapatisti. I militanti vorrebbero ottenere una più equa ridistribuzione delle terre, delle risorse e del potere a favore delle popolazioni messicane della zona.




Il cuore del Chapas è sicuramente San Cristóbal de las Casas. Strette vie acciottolate a saliscendi, facciate dalle tinte accese, incessante brulichio di persone, un piacevole mix di urbano e rurale, moderno e tradizionale che si vede tanto negli edifici quanto nel variegato abbigliamento della popolazione locale, nei mercati sulle piazze e nei supermercati con articoli di ogni genere. Nella terra del cacao e del caffè la vita cittadina è animata, i locali pieni di gente, i dehors spesso affollati. Anche l’area circostante merita una visita: la lingua d’acqua che taglia i ripidi dirupi del Canyon de Sumidero e i riti all’insegna del sincretismo religioso che si tengono nella chiesa di San Juan Chamula sono un’esperienza imperdibile.

Una sosta in Guatemala nel magnifico sito di Tikal e si raggiungono nuovamente le coste caraibiche. Playa del Carmen è una chilometrica distesa di sottilissima sabbia bianca su un mare dalla trasparenza impareggiabile. L’ideale per concludere un viaggio così ricco da ogni punto di vista: vulcani e foreste, spiagge e fondali, una fauna estremamente variegata, storia e monumenti, tradizione e modernità, culture ed etnie, sapori e profumi unici. Impossibile tornare insoddisfatti.


Testo e foto di Elena Arneodo.


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