Vacanze amarcord. In “viaggio” a Roma

Non serve andare tanto indietro nel tempo, bastano pochi decenni, quando spostarsi era diverso da oggi, per ricordare che i tre giorni a Roma erano il viaggio esotico per eccellenza. “L’America è lontana” e l’Australia nemmeno a parlarne! A pensarlo oggi fa sorridere, ma quasi tutti i ragazzi delle generazioni del dopoguerra o degli anni ‘60, non conoscevano molta gente che fosse mai stata in Australia, forse qualcuno era emigrato negli States. A Roma, invece sì. Tanti ragazzi e ragazze dell’epoca sapevano per certo che la gita scolastica sarebbe stata l’occasione per scoprire le bellezze della Città Eterna. Per tradizione i giorni a Roma erano appunto tre, di cui metà del primo e del terzo perduti in viaggio.

Alla fine, la capitale era piaciuta a tutti e si tornava casa come gente di mondo, pur senza aver fatto il militare a Cuneo, come direbbe Totò. Si chiudeva il capitolo con un bel “Peccato non aver avuto un giorno in più”. Ecco, il quarto giorno. Ma che cosa avremmo fatto il quarto giorno a Roma? Forse, partendo da un post presente sul portale magazine di Expedia che suggerisce le 20 cose da fare nella Capitale, potremmo prendere spunto per avere qualche idea. E forse, partendo anche da una moda che sta sempre più prendendo piede (soprattutto con la bella stagione), di visitare la Città Eterna a bordo di una vespa, potremmo vivere l’esperienza giusta per vedere da una visuale unica i luoghi leggendari di Vacanze Romane, le scene iconiche de La Grande Bellezza o scegliere di avventurarsi per le piazze ed i vicoli meno battuti.

Tra i tanti musei si può visitare quello Storico della Liberazione, allestito in via Tasso nei locali dell’edificio usato come carcere durante l’occupazione nazista della città. Alcune stanze sono come allora, le finestre murate per filtrare le grida dei torturati, l’intonaco graffiato di nomi e parole, preghiere e invocazioni. Idealmente don Pietro (Aldo Fabrizi), Manfredi e il soldato austriaco nel film Roma città aperta vengono condotti qui dopo l’arresto, e qui Manfredi morirà durante l’interrogatorio.

Poco lontano, il Colle dei Cocci – milioni di anfore accatastate in quella che era la discarica degli “imballaggi” nell’antica Roma – e il cilindro metallico della Torre del Gazometro, una delle strutture più alte della città, simbolo del quartiere Ostiense, zona tra l’altro più volte celebrata dal regista Ferzan Ozpetek (riguardate Le fate ignoranti e ritroverete tutto). Una bella passeggiata nel cuore della Roma industriale va dalla Piramide Cestia proprio fino al Gazometro, lungo via Ostiense, e da qui al Museo dell’Ex Centrale Termoelettrica Montemartini. Durante il periodo estivo in tutta l’area si tengono rassegne, mostre, concerti, giochi di strada.

Se durante i tre giorni canonici avete già visitato almeno una delle catacombe, può darsi che il vostro bambino – se ne avete uno con voi – ci rimanga male, deluso perché tutte le nicchie, cioè le tombe, erano vuote. Ebbene, potrete rifarvi. Uno dei luoghi più straordinari di Roma – nel suo genere, s’intende – è la cripta della chiesa di Santa Maria Immacolata in via Veneto. Le pareti e il soffitto della cripta sono decorati con le ossa di migliaia di frati cappuccini, accostate con indiscutibile guizzo estetico a disegnare arabeschi, motivi architettonici e persino lampade. Il primo impatto può impressionare, ma dopo pochi minuti ci si fa l’abitudine. Nelle nicchie sono disposti anche i corpi di alcune mummie. Chi ha visitato le Catacombe dei Cappuccini a Palermo noterà una certa affinità di stile.

Se Gli amanti delle gite all’aperto potrebbero mettere in agenda una visita all’Isola Tiberina, l’unica isola nel tratto urbano del Tevere. I romani amano indicarla come la più piccola isola fluviale abitata al mondo e forse lo è davvero; certo è che è facile da raggiungere dato che è collegata da due ponti (il Fabricio e il Cestio) al centro della città. Sull’isola ci si può perdere tra i vicoli del borgo e visitare l’antico Ospedale Fatebenefratelli, attivo ancora oggi per finire da Sora Lella, un’osteria dove si servono le specialità tipiche della cucina romana. In alternativa, ci si può rilassare nel Parco degli Acquedotti, sull’Appia Antica. Qui, in aperta campagna, restano i colossali ruderi di alcuni degli acquedotti che rifornivano Roma. Insieme alle strade, gli acquedotti erano le arterie della città. Ora l’acqua non c’è più e le arcate, sbrecciate e ricoperte dai rovi, sembrano ponti su di un mare che si è ritirato, ma la performance a cui assiste Jep Gambardella/Toni Servillo ne La Grande Bellezza, dove un’artista nuda che campa di vibrazioni si schianta sul pilastro di un acquedotto, è girata in questo parco. Sempre parlando di cinema, gli appassionati potranno trascorrere alcune ore visitando gli studi di Cinecittà. Il percorso prevede un viaggio attraverso la realizzazione di un film (la sceneggiatura, la regia, il montaggio, il sonoro…), un’esposizione di cimeli cinematografici e una passeggiata con guida in tre set all’aperto. Si visita anche il Teatro 5, il regno di Fellini. Viene allora voglia di uscire dalla fila e nascondersi dietro un uscio aspettando. Di sicuro da qualche parte hanno nascosto il transatlantico Rex. Come in Amarcord, a quell’ora, lo vedremmo sbucare nella nebbia? Solo una questione di tempo e pazienza.

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